EDIZIONE ITALIANA

L’edizione italiana di Signal intitolata Segnale integralmente redatta in lingua italiana, ebbe vita per cinque soli numeri. A partire dal 4 fu stampata l’edizione bilingue tedesco-italiano, codificata D/I .

La sua apparizione produsse molti giustificati turbamenti presso l’editoria italiana preoccupata dalla concorrenza di una rivista di matrice straniera che veniva ad invadere il già ristretto mercato nazionale e così, dopo il primo numero, le forti pressioni esercitate causarono un freno alla distribuzione; successivamente, a partire dal numero 4 del 1940, la distribuzione riprese con regolarità in seguito ad un accordo tra i ministeri della propaganda dei due paesi, finalizzato alla pubblicazione e alla distribuzione in Germania di Tempo, anch’esso in forma bilingue.

Da ciò deriverebbe la rarità di questi due fascicoli.

Un’altra ipotesi accreditata tra i cultori della rivista vuole che il secondo numero sia stato ritirato dalla vendita dopo poche ore dalla comparsa nelle edicole, perché riportante grafici e disegni in sezione delle fortificazioni del Vallo occidentale, la cosiddetta linea Sigfrido.Tralasciando il fatto che detto fascicolo risulta reperibile in misura eguale agli altri della stessa annata nelle edizioni tedesca e francese appare del tutto improbabile che una rivista edita dall’O.K.W. dunque dai militari potesse farsi sfuggire informazioni riservate di una qualche importanza ai fini bellici. Posto il quesito al Bundesarchiv Militararchiv di Freiburg questo ha risposto che un esame degli atti della censura militare nella Sezione Propaganda non ha prodotto nessuna indicazione sul ritiro dalla vendita di detto numero.

Segnale dunque muore già al terzo numero anche se continua ad essere stampato in un ridotto numero di copie fino al numero 5, parallelamente all’edizione D/I.Con il quarto numero la rivista, diventa definitivamente Signal nel titolo della testata, assumendo quell’ibrida veste bilingue che manterrà fino all’ottobre 1943.

Per tutto il 1940 la lingua italiana è presente soltanto nei titoli e nelle didascalie dei servizi fotografici mentre degli articoli salvo rare eccezioni viene riportato in italiano un breve riassunto. Solamente nei primi numeri del 1941 la rivista assume per quanto riguarda l’uso della lingua un maggior carattere italiano che si accentua nel corso del 1942 fino a giungere a far pressoché scomparire, relegandola nelle ultime pagine, la lingua tedesca.  Dal numero 6/1943, che per la prima volta porta in copertina l’intestazione “edizione italo-tedesca”, la rivista si evolve in uno stretto e paritario bilinguismo, che alterna nel testo di ogni articolo una colonna di stampa in italiano con un’altra in tedesco.

I motivi di queste altalene linguistiche fino a qualche tempo fa erano ritenute un mistero. Dalla lettera di Arnoldo Mondadori il cui testo è riportato integralmente in seguito al par. 9.4, si evince che queste sono state oggetto di trattative serrate per un trattamento paritario di Tempo nell’edizione tedesca.

Inoltre nell’ultimo cambiamento del 1943 furono mossi passi a Berlino da parte del minculpop preoccupato dalla veste troppo “italiana” assunta da una rivista che curandosi poco dell’alleato propagandava soltanto la guerra tedesca.

Quanto ai contenuti l’edizione italo-tedesca di Signal non si discosta dalle altre.

Particolare curioso, il numero 7/1941 viene posto in vendita privo delle pagine a colori 39/40 in quanto per un marchiano errore forse dovuto ad uno scambio di fotografie nel servizio sulla Scala di Milano intitolato Nella casa del bel canto, un valletto del teatro ritratto in polpe, viene presentato come “Maddaloni, il direttore della Scala di Milano”. Ad evitare le risate che detta foto non avrebbe mancato di destare a Milano e negli ambienti teatrali di tutta Italia, all’ultimo istante il foglio venne tagliato e asportato da tutte le copie in partenza per l’Italia. Non così da quelle destinate agli altri paesi; evidentemente si ritenne che nessuno straniero potenza degli stereotipi avrebbe fatto caso ad un direttore di teatro italiano agghindato in vesti rinascimentali.

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