1941

IL 1941

Il primo numero dell’Aquilone dell’anno 1941 uscì a dieci anni esatti dalla sua nascita, a Torino; allora era “L’Aquilone,  Giornale di propaganda aeronautica per la gioventù d’Italia”.
Dieci anni dopo il giornale era diventato “Settimanale per i giovani”. Nella testata era scomparsa la parola “propaganda” ma questa rimaneva la missione del giornale specie in quei primi giorni d’inizio del 1941quando, svanita l’illusione della guerra lampo e della facile vittoria, gli italiani prendevano ormai coscienza che la guerra non sarebbe stata né breve né indolore.
Quel che stava succedendo sui vari fronti aveva già evidenziato che la preparazione delle nostre forze armate non era adeguata a sostenere una guerra che fosse durata oltre pochi mesi.
Per l’aeronautica, che era seguita con appassionata attenzione dai giovani lettori dell’Aquilone, si era avverata la previsione del generale Valle che aveva assicurato a Mussolini di avere solamente sessanta giorni di autonomia operativa. Erano passati sei mesi dall’inizio della guerra e la nostra aeronautica era infatti in difficoltà ad operare sui vari fronti.
L’aiuto dei tedeschi nei Balcani dove l’improvvida avventura italiana contro la Grecia ci aveva esposto a una severa disfatta, si materializzò anche con l’intervento della Luftwaffe. Si cominciarono a seguire sul giornale le imprese degli Junkers 87, dei Messerschmitt 109 che dimostravano tutta la loro superiorità nel confronto con i nostri aeroplani.
La propaganda cominciava ad inculcare il concetto del valore simbolico dell’aiuto tedesco per il raggiungimento della vittoria comune. Noi ragazzi non ci ponevamo molte domande sulle strategie e sulla politica dell’alleato; eravamo interessati agli aspetti tecnici degli aeroplani e, ovviamente, ai modelli volanti che costituivano il mezzo per soddisfare la nostra passione per il volo.
Purtroppo, poiché lo spazio del giornale era invece sempre più dedicato agli argomenti riguardanti la guerra, l’aeromodellismo risultava un po’ sacrificato; era questo il piccolo prezzo che pagavamo anche noi.
Dal mese di maggio cominciarono a comparire sulle copertine anche le illustrazioni degli aeroplani tedeschi in azione di combattimento. Era il segno, in prima pagina, dell’evoluzione della situazione bellica.
I tedeschi avevano consegnato alla nostra aeronautica un certo numero di bombardieri in picchiata Junkers 87, un tipo di aereo del quale noi eravamo sprovvisti. Erano gli “Stuka”, dalla nostra aeronautica ribattezzati “Picchiatelli”, e l’Aquilone cominciò a proporre articoli sul loro impiego ai comandi dei nostri valorosi piloti.
Intanto avevamo perso l’Africa Orientale e in Libia,  nel corso dell’anno, si era passati dall’euforia della nostra avanzata fino ad El Alamein al pessimismo del mese di ottobre quando l’offensiva degli inglesi dava  inizio alla nostra inarrestabile ritirata dalla terza sponda, così il regime aveva pomposamente chiamato la Libia.
A dicembre gli Stati Uniti attaccati di sorpresa dai giapponesi entrarono in guerra con tutto il loro immenso potenziale di materie prime e di produzione industriale. Le sorti della guerra erano ormai segnate, era solo questione di tempo e di sofferenze. Queste colpirono ancora duramente gli italiani e anche noi giovani per  oltre tre anni.
Nonostante tutto i nostri modelli continuavano a svolazzare.
L’Aquilone verso la metà dell’anno, forse per sollevarci il morale, aveva intensificato la pubblicazione dei disegni dei modelli cosa che assorbiva tutta la nostra attenzione di appassionati lettori.
Nel frattempo si era messa in moto l’organizzazione del  VII Concorso Nazionale. Vi erano ammessi i primi classificati nelle gare di selezione  organizzate dalle sedi periferiche della RUNA, la Regia Unione Nazionale Aeronautica.
Il concorso era stato annunciato sul numero 22 del primo giugno; il dettagliatissimo regolamento di partecipazione e la classificazione dei modelli continuò anche sui numeri 23 e 24.
Potevano partecipare gli aeromodellisti con modelli veleggiatori e a motore elastico, entrambi con “fusoliera” il che implicava che non erano ammessi i modelli con fusoliera a tubo che erano d’uso generale pochi anni prima.
Il concorso ebbe luogo  il 28 e 29 settembre alla Marcigliana, il campo di volo a vela nelle vicinanze di Roma.
Vale la pena leggere con attenzione la dettagliatissima cronaca sul numero 41 e gli articoli successivi sui numeri 44 e 45. I pezzi di colore firmati dal direttore Gastone Martini e da  Lorenzo Bonaccorsi fanno intravedere gli aspetti più genuini dell’attitudine dei giovani nei confronti dell’aeromodellismo e della vita nel campeggio allestito dalla GIL, la Gioventù Italiana del Littorio.
Qualcuno, riferisce la cronaca, si era lamentato del rancio e l’articolista fa presente che il grande numero di partecipanti, oltre 250, molti di più del previsto, aveva messo in difficoltà gli organizzatori.
Le classifiche riportate sull’Aquilone includevano solamente i primi tre classificati di ogni categoria, con i tempi di volo effettuati e corretti secondo un complicato sistema definito dal regolamento.
Il Concorso Nazionale fu un evento organizzativo eccezionale per il numero dei partecipanti giunti, nonostante le difficoltà dei trasporti, da ogni parte d’Italia e per il tipo di gestione che il sistema centralistico dell’epoca consentiva. Era anche la prima volta che si era potuto allestire un campeggio attrezzato con cucine e servizi.
Il 30 novembre compì il primo volo il Caproni Campini, il primo aereo a reazione italiano motorizzato però con un motore a scoppio all’interno della fusoliera che azionava un compressore destinato ad alimentare una camera di combustione.
La novità ci eccitò alquanto; noi ragazzi, ma neanche gli adulti, non potevamo sapere che già da tempo i tedeschi avevano fatto volare i loro prototipi muniti di veri reattori e che ne avevano già avviato la produzione in serie.
Oggi è facile renderci conto di come fossimo male informati sugli avvenimenti bellici e sugli aspetti tecnici aeronautici. Forse anche per questo la lettura dell’Aquilone di 66 anni fa può essere vista come un contributo alla valutazione di quelle lontane circostanze.

Eraldo Padovano Torino, settembre 2007 
 
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