1942

IL 1942

L'anno di guerra dell'Aquilone cominciava , nel primo numero, con un articolo in prima pagina, non firmato, che conteneva una implicita ammissione della insostenibilità della difficile situazione dell'Italia in guerra ormai da un anno e mezzo.
Fra le lunghe disquisizioni sulla situazione sui diversi fronti si leggeva una frase che rappresentava bene il sentimento di scoramento che cominciava a diffondersi : “in una lotta nella quale sono impegnati l’onore e il pane di un popolo non si deve perdere”. Letta oggi quella frase direbbe che erano impegnati "il fascismo e la fame".
Le difficoltà che affiggevano l’Italia : la scarsità dei prodotti alimentari, i bombardamenti, i soldati lontani e i cittadini in patria sempre più scettici sull’esito del conflitto, pesavano negativamente sugli aspetti della vita quotidiana e, conseguentemente, sul morale della gente.
Se qualcuno scriveva che non si doveva perdere si poteva davvero immaginare che la guerra si poteva perdere.
La propaganda di guerra era chiamata, anche su un giornale dedicato ai ragazzi, a mantenere alto un entusiasmo che lasciava ogni giorno di più il passo allo scetticismo.
I messaggi di questo tipo si ripetevano per tutto l’anno, evolvendo, man mano che gli eventi bellici si svolgevano in senso via via più negativo, in appelli sempre più accorati e allo stesso tempo sempre più eroici.
I ragazzi appassionati di aviazione e di modelli volanti continuavano a seguire gli eventi anche sul loro giornale e la loro passione si trasformava in una sorta di ammirazione verso i piloti che si comportavano in modo eroico nel combattere il nemico.
Le imprese di Buscaglia e del suo gruppo di aerosiluranti colpiva l’immaginazione dei ragazzi che si vedevano, nelle loro ingenue fantasie, ai comandi di un S79, sfidare il destino e volare incontro alla nave nemica per sganciare il micidiale siluro.
I grandi seguivano la situazione incerta sui fronti terrestri, in Africa e in Russia, con crescente preoccupazione. Erano, a differenza dei ragazzi, molto timorosi del futuro.
Paradossalmente anche i momentanei successi, con il conseguente allargamento dei fronti, incutevano la sensazione che le nostre forze armate non fossero più in grado di sostenere la lotta.
Contemporaneamente alla pubblicazione del regolamento del Concorso Nazionale le truppe dell'Asse raggiungevano sul fronte russo e in nord Africa le linee di massima espansione territoriale. Era l'ultima illusione di vittoria.
L’entrata in guerra degli Stati Uniti si era già fatta sentire con l’intensificazione dei bombardamenti sulle città italiane e tedesche.
E sulla prima pagina del numero 6 si leggeva : “i nostri nemici contano soltanto sulla nostra incapacità di resistenza. Essi sanno bene che siamo i migliori combattenti. Non molliamo, dunque.”
La resistenza invocata veniva sperimentata dai ragazzi con il  sopportare il brusco risveglio al suono delle sirene dell'allarme, lo scendere nelle cantine attrezzate a rifugio antiaereo, e restarci insonnoliti. Soffrendo forse più per il sonno rubato che per la paura delle bombe degli aerei nemici tenevano conto della durata dell’allarme per prevedere quale sarebbe stato il ritardo ammesso a scuola l’indomani mattina.
Fra tutti i gravi problemi che la guerra produceva c'era qualcosa che anche i ragazzi lettori dell'Aquilone potevano direttamente constatare:  la scarsità delle materie prime.
Infatti a marzo la penuria di carta aveva causato un effetto tangibile anche sull’Aquilone.
In un trafiletto apparso sul numero 9, intitolato “Di necessità virtù”, si leggeva : “ anche noi, in obbedienza a superiori disposizioni che rispondono a necessità di guerra, riduciamo ulteriormente il numero delle pagine “. Aimè, anche la passione dei ragazzi per l'aviazione risentiva delle dalle difficoltà dei grandi.
Sul piano propagandistico l’aviazione era chiamata a imprese simboliche con lo scopo di rincuorare i cuori di coloro, ed erano moltissimi, per i quali l’entusiasmo era ormai agli sgoccioli. Un Savoia Marchetti SM 75 ai comandi del tenente colonnello Paradisi sorvolava l’Asmara, perduta l’anno precedente, e sganciava manifestini intitolati “ Ritorneremo”.
Un’altra impresa, di valore esclusivamente simbolico e propagandistico, era stata compiuta dagli aviatori italiani . Un Savoia Marchetti SM 75 pilotato dal tenente colonnello Moscatelli aveva compiuto il percorso da Roma a Tokio e ritorno. Gli alleati giapponesi avevano così ricevuto una testimonianza dell'alleato dalla lontana Italia ma la guerra avrebbe richiesto un ben altro tipo di azioni. L'Italia non aveva neanche le armi necessarie per la difesa della Cirenaica. e la resistenza sul territorio russo diventava sempre più incerta.
In questa atmosfera di incertezze, ristrettezze e timori, la pubblicazione del bando dell’ottavo concorso nazionale sembrava rassicurare i ragazzi; il loro mondo continuava nonostante tutto.
Poche righe apparse sul numero 33 cominciavano  a mettere, in un certo senso, le mani avanti.
“ Armi nuove ? D’accordo; ma prima di tutto uomini forti, specialmente nello spirito. Con essi non v’è timore e non vi può essere sconfitta.”
Le armi nuove, che molto più tardi, quando l’Italia la guerra l’avrebbe già persa uscendone in maniera ignominiosa, sarebbero state chiamate armi segrete. Neanche la Germania poté cambiare con esse le sorti del conflitto.

Continua...


 
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